Piacere Fumè
Un tempo, si affumicava solamente per allungare la vita al cibo… Un modo per preparalo per l’inverno o per le lunghissime traversate oceaniche. Ovviamente, Il fumo era un sapore obbligato e non scelto, il risultato di una fra le più antiche tecniche di conservazione.
Con il passare dei secoli, però, il gusto fumé ha scalato la “hit parade gastronomica” , decretando una transizione netta dalla necessità a puro piacere per il palato. Svariate sono le prelibatezze che possiamo sfoggiare intorno al nostro Tricolore, e se il testimonial per eccellenza dei fumoir Tirolesi è l’inimitabile Speck… A furor di popolo, il Caciocavallo fumé lo è “per quelli” della Valle d’Itria…
Nel rispetto della più antica tradizione, le forme sono preparate sottoponendole ad una vera affumicatura, rapida e leggera, rigorosamente a freddo e mediante l’uso (tassativo) di paglia di grano. Solo così… il caciocavallo si carica di tutti i sentori conferiti dalle erbe della Nostra Terra, assumendo il suo inconfondibile aroma finemente speziato…
Prodotto, come i suoi confratelli, da latte di Vacca intero, ha una forma a goccia con testina mentre la crosta, liscia e sottile, è di colore bruno/nocciola (caratteristico del processo di affumicatura). La pasta, omogenea, morbida e con una leggera occhiatura, è di colore giallo-paglierino, più marcato verso l’esterno. Il sapore è ricco, deciso, piacevole, ma più rustico rispetto al caciocavallo classico per via degli aromi e dei profumi di fumo apportati dal particolare processo di affinamento.
Per chi non prepara ma compra (il consumatore), un consiglio spassionato: meglio leggere bene l’ etichetta, perché qui è il casaro stesso a voler far conoscere il metodo di affumicatura.
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